Parole
Pittura è comunicazione.
Il filo diretto del mio lavoro nei suoi vari passaggi, dall'iperrealismo
degli inizi alle ultime espressioni, ha sempre avuto un doppio binario
di intenti, da una parte il discorso sulla pittura che non è mai venuto
meno e solo in qualche caso, negli anni '70, è stato ibridato con la
fotografia, dall'altra la riflessione sul comunicare attraverso la pittura
con l'esercizio dell'assenza e dell'enigma. Questo modo di procedere
è sempre stato teso a provocare la partecipazione attiva in chi si accosta
all'opera. Le opere contengono molti elementi riconoscibili e riconducibili
a una certa classicità che le portano ad essere una sorta di "sfingi
che interrogano il viandante" lavori aperti a differenti letture come
differenti sono le persone che si incontrano con le opere. Ritengo che
l'artista non sia più in grado di fornire risposte, ma solamente formulare
quesiti,così sono io ad essere curioso e spiare le diverse interpretazioni
del mio lavoro. Credo che in questo modo l'opera viva della doppia partecipazione
di autore e spettatore, diventando essa canale di comunicazione tra
le due parti.Questo è, forse, il più importante dei fili rossi che contraddistinguono
il mio lavoro dagli esordi a oggi. Arte intesa come linguaggio privilegiato
scelto, tanto tempo fa, come mezzo per esprimersi e comunicare con gli
altri, spero di riuscirci anche nell'utilizzo di questo, per me nuovo,
veicolo di dialogo.
Walter Di Giusto
La pittura di Walter Di Giusto
vista da...
Achille Bonito Oliva, Marisa Vescovo, Francesco Gallo, Rossana Bossaglia,
Daniele Crippa, Franco Ragazzi, Luciano Caprile
L'arcano - Il nascosto - L'inconscio
nella pittura di Walter Di Giusto.
Intervista a Walter Di Giusto di Daniele Crippa
Walter Di Giusto e la persistenza
nella memoria.
di Luciano Caprile.
ACHILLE BONITO OLIVA
Walter Di Giusto lavora su campiture adatte ad accogliere grandi distese
di paesaggi. Essi diventano lo specchio dell'anima romantica messa dì
fronte al proprio stato contemplativo. I paesaggi sono dipinti secondo
ampie stesure che ne lasciano intravedere un respiro ed un ritmo imprendibile
e il paesaggio diventa il soggetto dell'opera.
Catalogo: Pittura in Radice, Milano, 1981.
VIANA CONTI
Di Giusto entra nella fantasmagoria pittorica degli anni '80 attraverso
un'esperienza di marcato carattere analitico - concettuale. Carattere
che è ancora leggibile nell'ambiguità di rapporto che l'autore
intende trattenere con la sua opera e con gli strumenti del fare. L'atto
di scegliere il taglio fotografico del dipinto, di proporre ironicamente
il drammatico espressivo del bianco e nero, di ricorrere alla sfocaturao
al dettaglio come elementi linguistici, al fine di far scattare un meccanismo
di interrogazioni nello spettatore sono tutti elementi che, presi nel
loro insieme, intellettualizzano la dinamica dei rapporti tra l'opera,
il soggetto presentato, l'autore e chi guarda.
Catalogo: Short Memory Painting, Milano, 1982
MARISA VESCOVO
In questa esperienza della fantasia Di Giusto recupera il pensiero del
"paradiso perduto" ritorno all'origine felice ed indistinta
dei nostri corpi, la dimensione in cui affonda la parte antistorica di
ogni essere umano. L'artista più di ogni altro sente che la crisi,
la perdita di lucidità, l'oscurità del "sacro",
portano ad un tentativo disperato di recupero del passato, quindi un'offerta
a posteriori, e rovesciata: che con il pennello e con il racconto, richiama
al presente ciò che abbiamo perduto.
Catalogo: Walter Di Giusto, Genova, 1984
LIA DE VENERE
I suoi dipinti acquistano così la rarefatta ed irrefutabile qualità
dell'emblema, senza smarrire la lucidità della visione; trascurano
le pressioni del dettaglio per procedere alla restituzione delle atmosfere.
Così passa quasi inosservata la disparità dimensionale tra
i diversi elementi delle composizioni, così sfuggono ad ogni classificazione
spazio-temporale i suoi paesaggi, piuttosto, invece, vedute ordinate dall'intelletto,
che confermano la matrice concettuale dell'attuale ricerca di Di Giusto.
Catalogo: La Nuova Maniera Italiana, Bari, 1989
Di Giusto entra nella fantasmagoria pittorica degli anni '80 attraverso
un'esperienza di marcato carattere analitico - concettuale. Carattere
che è ancora leggibile nell'ambiguità di rapporto che l'autore
intende trattenere con la sua opera e con gli strumenti del fare. L'atto
di scegliere il taglio fotografico del dipinto, di proporre ironicamente
il drammatico espressivo del bianco e nero, di ricorrere alla sfocaturao
al dettaglio come elementi linguistici, al fine di far scattare un meccanismo
di interrogazioni nello spettatore sono tutti elementi che, presi nel
loro insieme, intellettualizzano la dinamica dei rapporti tra l'opera,
il soggetto presentato, l'autore e chi guarda.
Catalogo: Short Memory Painting, Milano, 1982
MARISA VESCOVO
In questa esperienza della fantasia Di Giusto recupera il pensiero del
"paradiso perduto" ritorno all'origine felice ed indistinta
dei nostri corpi, la dimensione in cui affonda la parte antistorica di
ogni essere umano. L'artista più di ogni altro sente che la crisi,
la perdita di lucidità, l'oscurità del "sacro",
portano ad un tentativo disperato di recupero del passato, quindi un'offerta
a posteriori, e rovesciata: che con il pennello e con il racconto, richiama
al presente ciò che abbiamo perduto.
Catalogo: Walter Di Giusto, Genova, 1984
LIA DE VENERE
I suoi dipinti acquistano così la rarefatta ed irrefutabile qualità
dell'emblema, senza smarrire la lucidità della visione; trascurano
le pressioni del dettaglio per procedere alla restituzione delle atmosfere.
Così passa quasi inosservata la disparità dimensionale tra
i diversi elementi delle composizioni, così sfuggono ad ogni classificazione
spazio-temporale i suoi paesaggi, piuttosto, invece, vedute ordinate dall'intelletto,
che confermano la matrice concettuale dell'attuale ricerca di Di Giusto.
Catalogo: La Nuova Maniera Italiana, Bari, 1989
ROSSANA BOSSAGLIA
Di Giusto ha sempre più macinato la sua riflessione archeologica
in una grande dimensione spaziale: suoi paesaggi sono i! tempo oltre che
lo spazio, le sue archeologie dell'anima continuano ad essere una riflessione
insieme storica ed ideale. Però, siccome la storia è presentata
sempre in forma di reperto archeologico, di rudere, di relitto, di cosa
strappata, lacerata, c'è anche il senso di una profonda lacerazione
del tempo.
Catalogo: Archeologia dell'anima, Milano, 1992
RAFFAELLA CARUSO
Di Giusto è pittore colto, d'ambito figurativo-concettuale (!)
e dissemina il suo percorso di citazioni e contaminazioni, a mò
di tagliole, impigliando lo spettatore ora in uno, ora nell'altro di quei
particolari che concorrono all'unità dell'opera ed alla sua interpretazione.
Oppure - diabolico – attua spaesamenti, strania cioè
quanto abituale ricollocandolo altrove. Forse espedienti per invitare
alla "epoche", la sospensione di giudizio, alla meditazione,
accompagnando lo spettatore verso il Tempo opportuno, necessario "il
Kairòs" per svelare l'Arcano.
Eidos immagini Contemporanee, Asti, 1995
DANIELE CRIPPA
L'artista rappresenta qualcosa che è di tutti noi, qualcosa che
ci richiama al senso dell'equilibrio e dell'armonia. Contemplazione e
natura si fondono in un insieme magico ma essenziale, insieme che è
evidenziato dall'orizzonte silenzioso, che unisce la terra al cielo,
dove l'oggetto si estende nei sentimenti del soggetto, con il particolare
punto di vista dell'immaginazione, che vede trascorrere il tempo e le
stagioni, la luce e l'ombra, il suono e il silenzio.
Catalogo: Carambolage III, Barcellona, 1997
FRANCESCO GALLO
La sua è una meditazione che viene da lontano, dall'attraversamento
delle contrade del classico, dalla scoperta in chiave moderna, delle linee
forza della pitturaci un farsi eclettico che non sente le ragioni di un
dissolvimento delle regole, ma raccoglie stimoli e suggerimenti da tutte
le parti e li immette in questo suo universo misterioso e profondo.
Catalogo: Monocromi - policromi, Cesena, 2005
FRANCO RAGAZZI
II dipinto di Di Giusto è un omaggio al pensiero artistico di Carrà
alla pittura italiana.
Sono scomparsi i riferimenti aulici e colti alla mitologia classica, tutto
è solitudine, silenzio, melanconia che l'artista, memore delle
assolutezze raggiunte in quel teatro incantato rappresentato dalla stagione
metafisica e del primo novecentismo, sostanzia nel suo dialogo con l'arte,
gli umani e con la natura. Le tele monocrome, dove la luce, il respiro
e il pensiero sono scanditi dall'accentuazione o meno dei registri delle
tonalità, riaffermano la sua fiducia nella pittura.
Catalogo: Walter Di Giusto - Pensare pittura, Genova, 2007
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