La pittura di Walter Di Giusto vista da ...
Catalogo: Contemporanea 2005
Walter Di Giusto appartiene ad un surrealismo magico che non si legge
molto nella pittura italiana, dove si distinguono solo le figure storiche
di Savinio e Clerici e quindi contiene un alto tasso di originalità, non
foss'altro che per questa sua solitudine che lo mostra in tutta la sua
fascinosa impresa di costruttore di mitologemi, di alchemico assemblatore
di luoghi dell'impossibi¬le e simulazioni di un immobile osservazione
del mondo. La sua è una meditazione che viene da lontano, dall'attraver¬samento
delle contrade dei classico, dalla scoperta in chiave moderna, delle linee
forza della pittura, di un farsi eclettico che non sente le ragioni di
un dissolvimento delle regole, ma raccoglie stimoli e suggerimenti da
tutte le parti e li immette in questo suo universo misterioso, profondo,
impenetrabile. Ogni suo quadro meriterebbe un'analisi a parte, una riflessione
lunga quanto un capitolo concettuale, tanto è il trasudamento di umore
che da essi emana; un avvolgimento dello spettatore in un alone enigmatico,
che ha odore e sapore di un incontro dionisiaco con il punto nodale della
gioia e della disperazione, oppure della sospensione, che entrambe li
comprende, come potenza, come atto, come storia, come futuro. Si avverte
un interruzione del flusso vitale di ogni differenza tra persone e cose,
in un universo panico dove tutto è provvisorio, mutevole, ingannevole,
ma appunto per questa sua essenza, appare come eterno, oppure come matrix
di un racconto dove non accade niente, perché già tutto è accaduto e il
tempo futuro appartiene a quello passato. Non resta che il presente, un
presente la cui visibilità è penitenziale, oracolare, come se questa pittura
si fosse intrufolata in un locus che gli è proprio, più di quello delle
tribolazioni degli umani (cioè, noi) là, nelle contrade dove gli dei,
che noi abbiamo inventato, assano il tempo a preparare trappole e congiure
contro di noi, così tanto per giocare. A noi non ci resta che guardare
e, come in questo caso, estasiarci.
Francesco Gallo, 2005
Catalogo: Il Sogno Dell'Arte, Spirali Edizioni
Di Giusto umanizza l'impiego di un'ottica che tradizionalmente sembra
appartenere ad un universo impersonale e meccanicizzato e nello stesso
tempo rende in termini oggettivi lo stato impalpabile della sensibilità,
ripresa in una condizione di disponibilità contemplativa. Una disponibilità
che attiene alla pittura stessa, quella appunto attuale, pronta a recepire
fuori da qualsiasi ortodossa e repressiva coerenza gli stimoli di una
sensibilità culturalmente eclettica e portare le varie componenti nell'intreccio
dell'immagine.
Achille Bonito Oliva
Catalogo: Walter Di Giusto, Galleria Chisel, Genova
La "via verso l'interiorità" è dunque una via a ritroso, è al tempo stesso
un percorso aichemico di trasmutazioni: le porte del pensare originario
vengono perciò aperte dal "pensiero magico": ma affinché tutto questo
sia possibile occorre scrutare nel volto negativo dell'esistenza, affondare
il coltello nel contraddittorio, nel labirintico, assumere in noi i conflitti
della molteplicità e del diverso: coniugare i frammenti procellosi del
caos; i simboli e i fantasmi della memoria. L'artista, come vuole Benjamin,
ribalta ogni presunta sicurezza, presidiata dai valori "umanistici", nell'infinita
discesa dentro la profondità di un soggetto che rimanda specularmente
ad un mondo reificato.
Marisa Vescovo
Catalogo: Walter Di Giusto, Galleria Chisel, Genova
Di questo senso profondo mi sembra che sia vestita l'aurea dell'opera
che Walter Di Giusto ha inventato con un sapiente gusto di teatro fantastico,
di recita assoluta, attenta solo ad essere eclatanza dell'immaginario,
oltre ogni riflessione letteraria, oltre ogni illustrazione a cui cedere,
a cui concedere il proprio primato.
Francesco Gallo
Catalogo: Walter Di Giusto, Galleria Bonaparte, Milano
Conosco e seguo da tanti anni ormai l'attività di Walter Di Giusto che
mi immedesimo volta per volta nel suo percorso fantastico come se fosse
uno sviluppo naturale delle premesse date; in realtà il mio è un tenergli
dietro, giacché la coerenza della sua ricerca e dei suo stile (coerenza
cui va reso omaggio, in tanto saltabeccare in cui mi è occorso di imbattermi
nella vicenda di molti suoi colleghi) non esclude impennate, dunque ha
un suo largo margine di imprevedibilità. Ciononostante, quel che non possiamo
immaginare "prima"- l'artista è lui, l'invenzione è sempre sorpresa -
non appena formulato ci appare perfettamente in linea con quanto conoscevamo
già, un nuovo capitolo di storia che si snoda, delicata e fervida, nel
tempo, con i suoi toni leggendari e le pieghe intimiste, in bilico tra
l'acutezza concettuale e l'abbandono lirico.
Rossana Bossaglia
Catalogo: Carambolage 111, Centre d'Art Santa Monica,
Barcellona
L'arte di Di Giusto, rappresenta qualcosa che è di tutti noi, qualcosa
che ci rimanda al senso dell'equilibrio, dell'armonia. Il suo Paesaggismo
Mitico Metafisico ci propone una reale analisi nella profondità della
veduta am¬bientale come protagonista di quello che sta' accadendo. Contemplazione
e natura si fondono in un insieme magico ma essenziale, insieme che è
evidenziato dall'orizzonte silenzioso, che unisce la' terra e il cielo,
dove l'oggetto si estende nei sentimenti dei soggetto, con il particolare
punto di vista dell'immaginazione, che vede trascorrere il tempo e le
stagioni, la luce e t'ombra, il suono e il silenzio, il sì e il no.
Daniele Crippa
Catalogo: Via Crucis 2000, Museo di Sant'Agostino,
Genova
L'artista manifesta compiutamente la propria coerenza stilistica e lingui¬stica
in una consumata dimestichezza a muoversi fra i riferimenti aulici e colti
di una imprecisabile ed enigmatica mitologia in cui il mito diventa pretesto
per una riflessione inizialmente archeologica che conduce ad una continua
meditazione nel senso storico e ideale dell'arte. In questo caso, accanto
a frammenti di citazione, reliquie di antiche memorie, reperti e ruderi
avvolti dalla tonalità monocroma dominata dall`azzurino della televisione,
si ritrovano, come relitti di un naufragio stellare, improbabili monitor
televisivi e di computer che punteggiano come schegge, apparizioni o premonizioni
di un prossimo annientamento, il paesaggio di roccia e di sabbia.
Franco Ragazzi
Catalogo: Virginia Sancta, Museo Diocesano, Genova
Levidente citazione delle "piazze" di De Chirico e de "Il pino sul mare"
di Carrà si associa all'allegoria che accoglie e riflette il raggio folgorante
recepito non solo come un messaggio di atemporale sospensione estatica
di intendimenti e di gesti ma anche come promemoria comportamentale per
l'oggi. II silenzio del fare viene esaltato da una scelta tonale nell'ambito
dei grigi azzurrini dove le sottolineature di luce più o meno accentuate
scandiscono i ritmi della rappresentazione.
Luciano Caprile
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